Ussaro non è soltanto un uomo d’arme, nella specie un cavalleggero d’eccellenza. Ussaro è anzitutto una dimensione particolare dello spirito; un modo d’essere e di confrontarsi con la vita, di preferenza appannaggio dei poeti e dei pazzi. Degli uni e degli altri, l’Ussaro József Gáthory ne è la sintesi e l’espressione guerriera per antonomasia. Il libro, pur inserendosi nella scia di una produzione letteraria anche risalente (si vedano “I due Ussari” di Lev Tolstoj e “L'Ussaro Blu” di Roger Nimier; più recentemente “L’ussaro sul tetto” di Jean Giono e “L’Ussaro” di Arturo Pérez-Reverte), tuttavia se ne distacca per offrire piani di lettura aggiuntivi a quelli in parte autobiografici ed in parte semplicemente iconografici, già sperimentati dai citati scrittori. Piani che si prestano a riflessioni d’ordine storico, filologico, politico, filosofico e, non ultimo, esoterico. Ambizione smisurata d’autore? Ai lettori l’ardua sentenza…